Cata de Riberas por Decanter en Vinitaly

6 respuestas
    #3
    JuanchoAsenjo
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    Disculpa, aquí está el texto:

    Ribera del Duero: Spain’s best wine?
    VINI DAL MONDO

    All’ultimo Vinitaly Il Consejo Regulador D.O. Ribera del Duero in collaborazione con la testata inglese Decanter ha presentato una degustazione di otto vini mirata a far conoscere i profili produttivi di quest’area. L’incontro, riservato ad un pubblico di giornalisti del settore, dal titolo, intenzionalmente ironico,“Ribera del Duero: Spain’s best wine?” ha offerto l’interessante opportunità di un’istantanea su una delle più dinamiche zone vinicole spagnole.
    In meno di 20 anni la Ribera del Duero ha realizzato una crescita e uno sviluppo poderosi, è avvenuta una vera rivoluzione che dai primi anni ottanta ha investito sistemi produttivi, numero di aziende vinicole registrate, ettari di vigneto in produzione e una crescita delle vendite nell’ordine di decine di milioni di bottiglie.

    Per avere un’idea più precisa basta accennare a qualche numero: le aziende registrate in questa D.O. erano 9 nel 1982 e sono oggi 160; gli ettari di vigneto da 10.000 sono diventati 17.000; l’imbottigliamento, con questa denominazione, è passato nello stesso periodo da 15 milioni di bottiglie a 35 milioni, con un’ esplosione pari al raddoppio nei soli ultimi sei anni!
    Il territorio interessato da questa produzione è situato nell’altopiano settentrionale e si sviluppa per una fascia di circa 115 km di lunghezza e di 35 di ampiezza lungo l’asse del corso del fiume Duero attraverso 4 province della regione di Castilla y Léon: Burgos, Segovia, Soria, Valladolid.

    #4
    JuanchoAsenjo
    en respuesta a jose

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    Sono città affascinanti nelle quali il sovrapporsi degli eventi storico politici ha lasciato nei millenni varie e diverse testimonianze con le quali, misteriosamente, il visitatore italiano sente di avere un’intima, comune origine. Segovia è attraversata da un acquedotto di costruzione romana ancora perfettamente intatto, parzialmente utilizzato che lascia a bocca aperta per imponenza, compiuta bellezza e perfetto stato di conservazione; a Burgos tira aria di Santa Inquisizione... passeggiando per le vie o salendo le scale dell’antichissimo duomo vengono alla mente profili di città siciliane come Ragusa o Caltagirone...

    Tutt’intorno un paesaggio dolce nelle forme, aspro e sofferto nell’aspetto e nella vegetazione, offre un orizzonte collinare eroso dai millenni che si estende a perdita d’occhio; innumerevoli varianti di scorci naturali rallentano i pensieri e suggeriscono, a loro volta, fatali suggestioni di antiche e radicate appartenenze. Ho provato spesso in Spagna la sensazione di sentirmi a casa, emozione rafforzata dalla lingua che appare straniera e famigliare in ugual modo e spesso presenta significative e sorprendenti uguaglianze con alcuni vocaboli dei nostri dialetti. È un istinto, un’affinità emotiva e culturale, la Spagna è una ‘geografia dell’anima’.

    La D.O. Ribera del Duero presenta un movimento collinare di un certo rilievo che oscilla tra i 750 e gli 850 metri dal livello del mare, le temperature presentano quindi le tipiche escursioni tra giorno e notte del clima mediterraneo-continentale caratterizzato da una generale moderata caduta di piogge durante tutto l’anno: estati secche e inverni lunghi e severi che limitano a 140 giorni il periodo senza gelate.
    Le varietà coltivate in questa zona sono Tempranillo - anche conosciuto come Tinto Fino o Tinta de Pays - (questo vitigno entrava nella produzione dei vini D.O. presentati a Verona con percentuali molto vicine al 100 %) con minore rilevanza vengono coltivati il Cabernet Sauvignon, il Merlot, il Malbec, la Garnacha Tinta e l’Albillo.

    #5
    JuanchoAsenjo
    en respuesta a jose

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    La degustazione: le vendemmie presentate sono state 2001; 2000; 1999; millesimi che anche per la Ribera del Duero sono stati classificati tutti nell’ordine dell’eccellente-molto buono.
    Della Cantina Adrada Ecologica di Adrada de Haraza in provincia di Burgos era in assaggio la vendemmia 2001 del Kirios de Adrada.
    Tinto fino 100%, 6 mesi di legno Francese e Americano al 50%.
    Il colore era fitto, con una trama impenetrabile, di una tonalità granato-violacea; l’olfatto intensissimo di frutta e di materia estrattiva; presentava un profilo di estrema gioventù e anche se di buona maturità era dominato da un non fine (ed eccessivamente intenso e aperto) sentore di fragola che omologava il ventaglio delle sensazioni fruttate. Il profilo gustativo presentava la stessa spessa intensità già intuita all’olfatto in chiave di tannica speziatura, la fragola macerata rendeva ingenuo e troppo semplice un vino che per ora non riusciva ad esprimere altro che morbidezza alcoolica (...14° sembrano ormai essere la prassi ad ogni latitudine...) e fruttato.

    La Bodegas y Vinedos del Jaro di Pesquera del Duero in provincia di Valladolid presentava Jaros 2001.
    Stessa intensità e tonalità di colore del vino precedente; un olfatto decisamente orientato a note più dolci di tostatura, di cacao e caffè, frutti scuri molto maturi associabili ai mirtilli e alle more. Il gusto era contraddistinto da una sapida persistenza che ampliava lo spettro dei profumi. Tannini giovani e accesi enfatizzati da un eccesso di legno non assorbito (in futuro forse....) chiudeva fruttato e ‘liquirizioso’.

    Il Monasterio de San Miguel 2000 della Bodegas Prado de Olmedo di Quintana de Pidio (Burgos) presentava la stessa fittezza dell’espressione cromatica del precedente ma con un’evoluzione verso tonalità più calde di rubino-granato; la materia fruttata offriva una convincente e profonda maturità senza cedere niente della sua tonica solidità. Sensazioni di bell’equilibrio tra la generosa potenza fruttato-alcolica e l’astringente freschezza degli estratti. Interessante profilo di proporzionata fattura.

    Nel Malleolus de Valderramiro 2000 della Bodegas Emilio Moro di Quintanilla de Onésimo (Valladolid) colpiva la grande e fine dolcezza del gusto e dell’olfatto.
    Il colore era profondo senza perdere completamente la trasparenza; l’olfatto era con uguale intensità giocato su sfumature fruttate e speziate di raffinato equilibrio e pulizia. Il gusto era composto da gradevoli e ripetuti contrasti tra sensazioni sapido-astringenti e succose dolcezze. Padronanza della tecnica e bella struttura per il vino di questa bodega che è nota per essere stata una delle prime a commercializzare i suoi prodotti senza i lunghi invecchiamenti che la tradizione spagnola ha richiesto in passato, precursori di una tecnica che ha dato a questa zona fama e successo.

    Della Bodegas Vizcarra Ramos è stato servito il Vizcarra Torralvo 1999, che a scapito di un’intensa fittezza di colori e un’energia olfattiva notevoli -da un generico fruttato evolveva verso la ciliegia e la mora con fitte note dolci di caffè, cacao, liquirizia per chiudere con un’invitante pepatura di foglie di tabacco- non si esprimeva al gusto con pari eloquenza e rimaneva imprigionato in una, troppo sbrigativa, bilanciatura tra tannino e morbidezza priva della grande dote della persistenza.

    Il vino omonimo della cantina Pago de los Capellanes di Predosa de Duero (Burgos) dell’annata 1999 presentava una maggior trasparenza di colore rispetto alla media , l’olfatto composto da una dolce ‘surmaturazione’ e caramellata tostatura accordava sensazioni di scattante persistenza; sapido e decisamente tannico il gusto senza risultare per niente crudo manteneva una centrata e affascinante bilanciatura gusto-olfattiva.

    Il Bagùs 1999 della Bodegas Lopez Cristobal presentava la stessa buona intensità di colore che il vitigno regala come sua dote naturale e caratteristica inconfondibile; l’olfatto denunciava una ristrettezza espressiva limitata ad una tostatura un poco troppo eterea; in bocca un equilibrio gustativo brevissimo chiudeva con note secche prive di appeal e persistenza.

    #6
    JuanchoAsenjo
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    Veramente splendido il Regina Vides 1999 della Bodegas Hnos. Sastre di La Horra (Burgos) che, pur presentando note ancora riconducibili all’affinamento in legno, prestava all’analisi olfattiva un bouquet ampio di equilibrate sfumature pulite, fini e decisamente raffinate: frutti maturi e freschi, dolci e misurate nuance vanigliate arricchivano senza dominare il ventaglio aromatico. Il gusto era brillante e composito: una notevole e sapida persistenza e una dolcezza armonica definivano un carattere composto, potente, ricco. Una trama ‘signorile’, setosa, controllava continuamente il dibattito tra morbidezza alcolica e maturità di frutto da una parte e freschezza e tannino dall’altra. Un vino capace di avvolgere il palato di matura dolcezza e nel contempo è in grado di liberare le papille con uguale forza generando con questo gioco il fascino della sua instancabile indole.

    Ritroviamo anche nella penisola iberica gli stessi – o assai simili - temi tanto dibattuti in patria: vini spessi e non ampi; vini che si somigliano ed eccedendo in maturazioni e ‘surmaturazioni’ e si dimenticano della finezza e della persistenza; fittezze innaturali che nascondono e provocano invece inevitabili ‘mutismi’ gusto–olfattivi... Ma, anche qui, quando alcune fortunate coincidenze e volontà si incontrano, emergono perle di bella fattura che parlano del carattere di un territorio e del suo clima, dell’indole del vignaiolo e delle caratteristiche di un’uva; questo potenziale che ogni zona nasconde mi fa amare il vino e lo rende un’inesauribile fonte di curiosità ed interesse.

    Credo che i passaggi evolutivi della ricerca qualitativa dopo essere per alcuni anni (troppi?) passati attraverso il regime dello stupore, dell’impressionismo organolettico, dell’esagerazione totale fino ad arrivare a vini finti, imbevibili e caricaturali stiano per rientrare lentamente dentro i parametri dell’equilibrio e della ragionevolezza.
    Ora che anche i vertici massimi dell’annuo ‘vangelo’ sui vini italiani sembrano aver ‘scollinato’ verso l’eleganza e la finezza... Ora che con pubbliche dichiarazioni sono finalmente, faticosamente - forse un poco tardivamente e affannosamente - approdati alla proporzione, rendendosi addirittura responsabili di aver sostenuto alcuni eccessi... Ora che la riflessione sulla personalità sconfigge la bolla speculativa delle ‘concentrazioni’... Ora, cosa faremo di tutti i ‘Supervini’ modello Patrimo del mondo? Li faremo ridiventare Clark Kent dopo averli invitati a prendere le sembianze di Superman ?

    Wilma Zanaglio
    [email protected]

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